Come si manifestano?
Per definire meglio la gravità dunque la prognosi i Disturbi Specifici di Linguaggio vengono suddivisi secondo l’ICD 10 (International Classification of Diseases redatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) in:
1) Disturbo dell’articolazione e dell’eloquio o disturbo fonologico: l’abilità di produrre e/o usare correttamente i suoni del linguaggio è ritardata o atipica per l’età, provocando eloquio spesso poco comprensibile. Questo è il disturbo più lieve e con prognosi migliore.
2) Disturbo del linguaggio espressivo: la capacità di esprimersi attraverso il linguaggio è al di sotto del livello atteso per l’età, ma con una comprensione del linguaggio nei limiti della norma. Può essere caratterizzato da uno sviluppo limitato del vocabolario, strutturazione della frase poco evoluta o atipica, scarso o alterato utilizzo degli elementi grammaticali, scarsa fluidità nella frase e/o racconto, può esserci o meno un ritardo o anomalia nell’uso dei suoni linguistici.
3) Disturbo del linguaggio recettivo-espressivo: pur con una buona intelligenza la capacità di comprensione del linguaggio è inferiore alla norma per l’età; anche la capacità di espressione è poco evoluta e/o atipica sul piano del vocabolario e/o della frase e/o della grammatica e/o dei suoni linguistici. Questo disturbo è il più grave e con una prognosi peggiore, il trattamento logopedico infatti è più prolungato nel tempo e più intensivo perché i risultati sono più lenti.
Esiste inoltre un quarto sottotipo di disturbo del linguaggio, meno frequente, è il Disturbo pragmatico del linguaggio caratterizzato da alterazione degli aspetti più comunicativo-relazionali del linguaggio come le abilità conversazionali.
Infine esiste la Disprassia Verbale, il più grave e fortunatamente anche il più raro tra i problemi di linguaggio: è caratterizzata da un importante ritardo di linguaggio, un linguaggio incomprensibile e comunque molto compromesso e da miglioramenti molto lenti; il trattamento logopedico deve essere precoce e intensivo.