Mentre da un lato è importante capire ed accettare il carattere nostro e dei nostri figli, dall’altro è fondamentale riuscire a guidarli nel tortuoso percorso per diventare esseri sociali. Infatti un bambino introverso può andare incontro ad isolamento da parte del gruppo, un bambino molto attivo può essere talmente irrequieto a scuola da renderlo insopportabile all’ insegnante, un bambino molto razionale può trasformarsi nel saputello antipatico che vuole sempre avere l’ultima parola.
In altre parole è necessario riuscire ad educare i nostri figli a utilizzare le caratteristiche del loro temperamento in modo positivo, invece che distruttivo, e riuscire ad affermarsi socialmente.
Un bambino che perde le staffe rapidamente ha bisogno di capire il sentimento di rabbia che prova, dargli un nome, trovarne i confini, per imparare infine a controllarlo. La capacità di relazionarsi con gli altri, di empatizzare (mettersi nei panni degli altri), di provare sentimenti e controllare emozioni negative, è chiamata intelligenza emotiva.
Come può concretamente un genitore accompagnare un bimbo in questo non semplice compito?
Ci sono evidenze scientifiche secondo le quali l’intelligenza emotiva influisce in maniera determinante sulle probabilità di successo di una persona e, in particolar modo, sulla sua felicità ed è davvero entusiasmante sapere che l’intelligenza emotiva si può insegnare ai bambini!
Innanzitutto è fondamentale insegnare loro a riconoscere le emozioni, prima mossa strategica perchè il bambino impari a gestirle: riconoscerle assegnando loro una parola “sono triste, infuriato, dispiaciuto,..”.
Lo psicologo dello sviluppo John Gottman, con il suo testo “Intelligenza emotiva per un figlio. ”, ci fornisce preziose indicazioni pratiche a riguardo.
Quali comportamenti dei genitori fanno veramente la differenza?
- Ascoltare con empatia (mettersi nei panni del bambino)
- Essere consapevoli delle emozioni del bambino
- Parlarne insieme a lui
- Insegnare al bambino a dare un nome alle emozioni
- Cercare una soluzione senza distrarlo delle emozioni negative che sta provando
- Porre dei limiti, mentre aiutano il bambino a risolvere il problema
Saper riconoscere le emozioni del bambino significa essere consapevoli, innanzitutto, delle proprie, e ciò non è affatto scontato! I primi ad allenarsi emotivamente, allora, devono essere proprio i genitori!
In secondo luogo è importante comprendere che nel porre limiti al comportamento del bambino è necessario fargli comprendere la distinzione tra il sentimento provato, che è perfettamente normale, e i comportamenti accettabili o meno che ne possono derivare. E’ perfettamente normale essere arrabbiato con un amico, ma non è accettabile tirargli i capelli!