Molti genitori ci hanno chiesto un parere sull’estensione dell’obbligatorietà dei vaccini. Il decreto era necessario? Ecco come la pensiamo. 

vaccini

Tutti sanno del recente decreto che ha reso obbligatori altri otto vaccini (antiemofilo B, antipertosse, antimeningococco B, antimorbillo-rosolia-parotite-varicella, antimeningococco C) in aggiunta ai quattro che già lo erano (antidifterite-tetano, antiepatite B, antipolio).
Stabilire obblighi sanitari è una cosa molto difficile e complicata perché bisogna cercare il giusto bilanciamento tra la libertà delle proprie scelte personali e la necessità di salvaguardia della sicurezza sanitaria del resto della popolazione, non abbiamo riserve ideologiche contro l’obbligo vaccinale e pensiamo che sia tranquillamente proponibile a tutela della salute pubblica quando esista un rischio reale come nel caso di morbillo e pertosse.
Pensiamo però che un provvedimento così impegnativo debba essere coniugato con l’obiettivo di condividere col cittadino una positiva alleanza terapeutica fondata sulla riconquista di un limpido rapporto di fiducia e di comunicazione efficace e aperta.

Nel campo specifico delle vaccinazioni si è passati da un approccio paternalistico in cui era il medico, o addirittura lo Stato, a stabilire unilateralmente le cose giuste da fare, imponendole al cittadino (ritenuto incapace di scegliere per il proprio bene e per quello degli altri), all’estremo opposto, rappresentato da un rapporto paritario che, nell’epoca del web, ha portato a mettere sullo stesso piano le più accurate osservazioni scientifiche e le opinioni personali rintracciate in rete.

È facile prevedere un effetto positivo almeno iniziale del decreto sulle coperture vaccinali, ma se non saremo in grado di chiarire ai cittadini cosa ci si aspetta da ogni vaccino e poi spiegare loro se la campagna di vaccinazione ha davvero risposto alle aspettative, se non potremo garantire un perfetto sistema di sorveglianza delle malattie prevenibili e degli eventuali effetti avversi rendendo consapevoli operatori e pubblico, se non sapremo dimostrare la trasparenza con cui sono state prese le decisioni, se non saremo in grado di garantire che ci sia personale numericamente sufficiente e qualitativamente formato che agisca presso strutture decorose e accoglienti, dedicando il giusto tempo e la giusta attenzione rispetto alla oggettiva complessità del calendario vaccinale, questi effetti potrebbero essere transitori e non riuscirebbero a risolvere il problema della diffidenza vaccinale, creando un danno per tutti, ma soprattutto per i bambini, che meritano massimo rispetto e considerazione.

 

Un pediatra per amico 

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OBBLIGO VACCINALE: CERCHIAMO DI CAPIRCI QUALCOSA