Ritardo di linguaggio

Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una grande variabilità da bambino a bambino, dovuta sia a fattori biologici (predisposizione genetica, sesso, temperamento,..) sia a fattori ambientali (stimolazione in ambito famigliare, inserimento precoce a scuola, presenza di fratelli, bilinguismo, cambiamenti, ecc..). Ogni bambino ha i propri tempi e modalità di acquisizione del linguaggio tuttavia esistono delle tappe che possono essere utilizzate dai genitori come linee guida per monitorare la sua evoluzione.

Nel primo anno di vita il bambino comunica attraverso il pianto, lo sguardo, la mimica del viso; a 7-10 mesi produce lallazione (ripetizione di sillabe) e a 9 mesi inizia a comunicare in modo intenzionale attraverso i gesti di portare, dare oggetti e a 12 mesi sa indicare per chiedere o mostrare cosa lo interessa o vuole. A 12/13 mesi solitamente il bambino comincia a dire le prime parole, ma può succedere anche qualche mese dopo. A 18 mesi il 50% dei bambini arriva a produrre circa 50 parole, dove per parola s’intende anche “bau bau”, o “brum brum”, o quanto basta per riferirsi a qualcosa/qualcuno. In realtà un bambino su quattro non è ancora in grado di pronunciare quelle 20 diverse parole che gli standard internazionali hanno individuato come “soglia minima”. L’importante è che il bambino senta e risponda a semplici ordini, che interagisca e comunichi attraverso i gesti con le persone che gli stanno intorno e che ci sia produzione di lallazione o comunque di suoni con presenza di consonanti: il fatto che produca solo suoni vocali tipo “aaa” non è infatti un buon indice per il futuro sviluppo linguistico.

Intorno ai 24 mesi circa il bambino possiede già un vocabolario di circa 200 parole e inizia a formare combinazioni di due parole, spesso associate a un gesto.Intorno ai 24–30 mesi di età avviene generalmente la cosiddetta “esplosione del vocabolario”: il numero di parole prodotte dal bambino aumenta in breve tempo e il bambino inizia a produrre frasi di tre o più parole.

Se tale “esplosione” non avviene ma è presente una buona comprensione del linguaggio adulto si può comunque mantenere un atteggiamento vigile di attesa, fino ai 36 mesi, eventualmente con indicazioni da parte dello specialista sugli stili comunicativi che favoriscono lo sviluppo delle abilità linguistiche del bambino. La presenza invece di una difficoltà nella comprensione o nell’interazione con i famigliari o di un grave ritardo espressivo costituisce una precisa indicazione per una presa in carico diretta del bambino già a partire da un’età precoce.

La consultazione di una logopedista aiuterà ad inquadrare ed affrontare un problema che non va sottovalutato in quanto può condizionare fortemente gli aspetti emotivo-relazionali nella vita del bambino e gli apprendimenti scolastici futuri; qualora verso i tre anni si osservassero importanti progressi lo specialista valuterà se possa essere più opportuno monitorare l’andamento con controlli trimestrali entro i 4 anni.

Che cos’è il ritardo di linguaggio?

Quali sono i segnali precoci di un futuro disturbo di linguaggio?

Quali sono i campanelli di allarme?

In cosa consiste la valutazione?

Cosa possono fare i genitori?

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