Anche ai bambini e agli adolescenti capita di attraversare momenti di crisi ma è sbagliato tenersi tutto dentro, la cosa migliore è confidarsi con un adulto. 

Vedersi grassi, vedersi bassi. Troppo alti, troppo magri. Andare male a scuola, avere voti troppo buoni. Non essere mai presi sul serio. Essere sempre presi in giro. Sentirsi soli, insomma.

Capita spesso, quando si è molto giovani.

La conferma viene da una ricerca della Società italiana di pediatria, nella quale sono stati coinvolti più di 10mila ragazzi di età compresa fra i quattordici e i diciotto anni. Che hanno parlato non solo di come stanno adesso, ma anche di come si sono sentiti in passato.

Quattro su cinque confessano di aver sofferto di un malessere interiore e alcuni (il 15%) ammette di aver reagito procurandosi dolore, almeno un pò: per esempio con un taglietto sul braccio.

Ma perchè non parlarne con qualcuno? Giusta domanda.

Parlare se ne parla, ma più che altro con gli amici. Meno della metà degli intervistati (46%) ha cercato il confronto con gli adulti, genitori compresi, e questo forse è il dato più preoccupante.

Un coetaneo, per quanto ci voglia bene, difficilmente può avere l’esperienza e la profondità necessaria a farci superare un problema. Pensate al bullismo: un ragazzo su tre ne è stato vittima, uno su tre l’ha praticato.

Un pareggio che dà da pensare, perchè significa che, senza un intervento autorevole dall’esterno, non si esce mai da questo circolo vizioso.

Gli smartphone, purtroppo, non aiutano. Di solito entrano nello zainetto quando si compiono dieci o dodici anni, e a quel punto si ha l’illusione di poter dire tutto a tutti. Le parole più importanti, invece, non passano dal display di un telefonino. “Mi sento solo” è una frase che si riesce a dire solo guardando qualcuno negli occhi.

APERTO lo sportello (Ingresso libero – Iscrizione obbligatoria) di ascolto (Dott.ssa Maria Chiara Fiorin tel. 3202643369) qui da noi, ogni giovedì pomeriggio. 

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